15.5.09

Una partita da vincere, costi quel che costi

"Non ci siamo abituati. Ci hanno convinti a volare rasoterra. Non per modestia. Solo per mancanza di stima: la nostra. Quando dicono «the winner is» noi ci guardiamo sempre attorno. E se fanno il nostro nome pensiamo all'ennesimo atroce scherzo. Siamo i figli del "sei politico", quelli che la meritocrazia è una parolaccia e impegnarsi nella vita una pessima abitudine borghese.
Ci hanno detto che siamo tutti uguali ma è solo un modo subdolo per spingere ancora più giù i deboli.
Ci hanno inculcato nella testa che la competizione è diseducativa per riuscire a costruire una generazione di rammolliti. Abbiamo gli stessi vestiti, gli stessi gusti, lo stesso vuoto. Siamo presi da mille cose ma non abbiamo un obiettivo vero.
Ci teniamo in testa un'agenda piena di idee per non pensare a nulla.
Ci vergogniamo ad essere i primi della classe e quando ci interrogano sbagliamo apposta le risposte.
Ci hanno tolto la paura di diventare come Franti o Lucignolo, i cattivi esempi della nostra infanzia. Ma, almeno loro avevano un'anima.
Non ci ricordiamo più cosa si prova ad arrivare grazie al nostro sacrificio. Viviamo alla giornata, ci accontentiamo di soddisfazioni fugaci, aspettiamo che arrivi sera. Ci scambiamo il nulla con chi non ha niente da dirci e da darci. E poi il perdente è sempre più simpatico di chi vince.
Ma voi non credeteci.
Tappate le orecchie e spingete sui pedali. Andate controvento o solamente controcorrente.
Non conta arrivare primi, è importante giungere al traguardo. Diffidate di quelli che dicono che non c'è partita.
Che siamo tutti amici e il risultato non interessa. Storie. Tu sei già in campo, che lo voglia o no, e ti tocca correre.
Anche solo per te stesso. Sai che puoi inciampare o cadere rovinosamente. E sentire l'acre odore dalle tue labbra che sanguinano. Qualcuno proverà a colpirti sulle caviglie, qualcun altro ci riuscirà.
Distingui tra avversari e nemici. I primi sono quelli che cercheranno solo di batterti, gli altri ti stringeranno la mano, ti sorrideranno e inviteranno a prendere un drink. Qualcuno ti convincerà che l'umana rassegnazione è una virtù così non ti sentirai in colpa se ti siederai in panchina a guardare gli altri giocare. Nella partita della Vita c'è un limite a tutto, anche ai tuoi, ma non devono essere gli altri e neanche tu a decidere quali sono. Un conto è la modestia, un altro la tenacia.
Si può fare gol al novantesimo e persino nei minuti di recupero. Rimontare da situazioni impossibili e risalire la china anche dalle profondità della terra. Non piangerti addosso e se qualcuno ti metterà una mano sulla spalla per consolarti sappi che non è un amico. Perché quelli veri gioiscono per i tuoi successi come se fossero i loro e non sanno cosa dirti se le cose finiscono male. E se invece va bene, gli brillano gli occhi e lo dicono a tutti che tu sei arrivato primo. Già, perché nella partita della Vita sei da solo quando ti tocca tirare il rigore decisivo, però se incroci gli occhi di chi ti vuole bene stai sicuro che quel tiro gonfierà la rete come mai nessun pallone ha fatto prima."

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